Si sono concluse a metà novembre le esperienze dei 28 volontari selezionati per il progetto Radar, finanziato dal Comune di Bologna e curato da Archilabò e Baumhaus.
Il progetto, quest’anno alla sua prima edizione, ha coinvolto ragazzi e ragazze dai 18 ai 25 anni in percorsi formativi e di orientamento, fino a 150 ore, svolti presso realtà cittadine che lavorano in ambito socio-culturale.
Musei, associazioni, cooperative, uffici comunali hanno accolto i volontari e lavorato con loro su tanti e diversi progetti.
Connotato fortemente da una dimensione che favorisce un protagonismo giovanile reale e tangibile, Radar ha avuto come obiettivi principali l’orientamento alle opportunità nella dimensione urbana territoriale, la messa in rete con le realtà cittadine e lo sviluppo di competenze non solo verticali ma soprattutto trasversali, da poter spendere non solo nel mondo del lavoro, ma anche come opportunità di crescita personale e orientamento.
Tra le competenze verticali/tecniche maggiormente sviluppate dai volontari troviamo la progettazione e l’organizzazione di eventi culturali, mentre per quanto riguarda le soft skills emergono soprattutto intraprendenza, creatività e lavoro di gruppo.
Mettersi in gioco, sperimentarsi, conoscere il panorama socio-culturale, ma anche e soprattutto formarsi, sia durante i percorsi che grazie a occasioni di scambio e confronto tra pari e con i tutor dedicati, è quanto hanno fatto i volontari di Radar.
Abbiamo chiesto loro come definirebbero in poche parole l’esperienza; eccone alcune: positiva, sfidante, accogliente, necessaria, formativa.
Essendo una prima edizione o, per meglio dire, una edizione pilota, Radar è stato definito un progetto sperimentale, aperto ai feedback e pronto a mettersi in discussione per essere riproposto nella forma migliore possibile a partire dal prossimo anno. Ai ragazzi partecipanti abbiamo chiesto di aiutarci anche in questo, attraverso un questionario che valorizzasse le loro esperienze mettendo in luce criticità e punti di forza riscontrati.
Sono emerse restituzioni molto potenti, che ben rappresentano la ricchezza e la complessità del lavoro di ambito culturale e sociale. Tra i possibili miglioramenti del progetto, emerge la forte necessità di rendere i percorsi più lunghi e strutturati, in modo da avviare e portare avanti delle esperienze che possano vantare un certo livello di continuità e approfondimento, consentendo ai volontari di sperimentarsi in una dimensione che esuli dalle logiche occasionali e a spot.
Oltre ai volontari e alle volontarie, vogliamo ringraziare il Comune di Bologna, per aver dato vita a Radar, i tutor degli enti ospitanti, che si sono messi a disposizione del progetto e dei volontari e tutti i lavoratori e le lavoratrici che hanno reso possibile la sperimentazione.