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Il Crowdfunding a scuola è più importante di quello che crediamo.

Qualche settimana fa Miur, Fastweb ed Eppela hanno firmato un accordo congiunto con il quale si impegnano a completare il finanziamento delle campagne di crowdfunding provenienti dalla scuola pubblica. Quando uno dei progetti presentati sulla piattaforma di Eppela raggiungerà il 50% delle donazioni necessarie, il fondo messo a disposizione dal MIUR coprirà i costi residui. É un’ottima notizia; immagino che con il milione e mezzo di euro a disposizione sarà possibile finanziare innumerevoli progetti difficilmente attivabili attraverso i soli fondi di istituto.

A dare un’occhiata da vicino, la maggior parte delle campagne di raccolta fondi nate a scuola hanno a che fare con la dotazione di tecnologie, in particolare stampanti 3D, FabLab, allestimento di ambienti di apprendimento innovativi e più in generale con lo sviluppo di competenze digitali. É genetico: questo tipo di raccolta fondi riverbera dal Piano Nazionale Scuola Digitale e sta diventando una buona prassi capace di introdurre nelle scuole strumenti nuovi e ossigeno per i cervelli degli studenti. L’entità di questi contributi permetterà di progettare più in grande, oppure di ottenere risultati più in fretta.

Archilabò è legata a diverse campagne di crowdfunding (in partnership con scuole pubbliche) e, nel tempo, mi è sembrato di scorgere alcuni successi non dichiarati legati al coinvolgimento degli studenti in queste attività, successi che non dipendono direttamente dal raggiungimento dei goal, ma che vale la pena mettere in evidenza:

Fare delle stime sul budget necessario ad acquistare un bene o a rendere sostenibile un servizio, costruire un business plan o compilare una swot analysis sono attività che, una volta intrapreso il percorso, devono quantomeno essere condivise con gli studenti, a prescindere dall’ordine di scuola. Del resto lo sviluppo dello spirito di iniziativa e l’imprenditorialità rientrano dichiaratamente nelle competenze chiave per l’apprendimento permanente sulla base delle quali l’Unione Europea spera che gli stati membri vogliano ricostruire i curricoli scolastici.

Gestire i social media: non è difficile dimostrare come la possibilità di successo di una campagna di crowdfunding sia strettamente connessa alla sua diffusione sui social network. Spesso tuttavia è più arduo spiegare agli insegnanti e ai genitori perchè un approccio scolastico a Facebook possa rendere gli studenti accorti e consapevoli rispetto alle dinamiche social. L’idea di gestire la pagina della campagna di crowdfunding (con l’account del prof) mi aiuta a fare esperienza e a commettere un congruo numero di errori prima di aprire un profilo personale. Certo questo ci spinge a formulare altre domande tipo “è giusto che mio figlio utilizzi i social network a scuola?”; mentre cerchiamo una risposta lo studente in questione è già diventato uno youtuber grazie ai video degli esperimenti di scienze, e conta migliaia di follower su instagram; possiamo continuare a riflettere oppure lasciare che il prof gli dia qualche dritta di buon senso sulla gestione della propria identità on line.

Scrivere in italiano: scrivere per convincere qualcuno a donare anche soltanto una piccola somma significa educarsi a scrivere efficace, arrivare al punto. C’è una storia che gira sul web secondo la quale se non siamo in grado di spiegare alla nonna l’idea che vogliamo finanziare allora la nostra campagna di raccolta fondi non è pronta a partire. Non riesco a immaginare esercizio più utile all’acquisizione della prima competenza chiave per l’apprendimento permanente: comunicare nella madrelingua. Il valore aggiunto del contesto del crowdfunding è quello di non essere una situazione laboratoriale, è l’opportunità di sondare davvero l’adeguatezza del modo in cui decidiamo di esprimerci in italiano, nella lingua scritta.

Aggiungiamo la necessità di progettare a lungo termine, aggiustare, rivedere gli obiettivi; trasformare spesso l’aula in un laboratorio di editing e montaggio audio-video, gestire richieste dall’esterno, contattare la stampa locale, organizzare eventi off line, riflettere sugli errori quando non si ottiene il risultato desiderato, considerare le dead line, acquisire la percezione del fatto che le cose dipendono da quello che facciamo; arrabbiarsi e gioire, svegliarsi e buttare un occhio al counter per vedere se ci sono nuove donazioni, inaugurare, spedire, ringraziare.

L’euristica del crowdfunding porta con sè abbastanza valore da andare oltre agli obiettivi, da rendere trascurabile il goal.

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